A VOLTE LA POESIA SI MANGIA

A volte la poesia si mangia
Anche se dir mangiare è un profanar di tempio:
ha un suono troppo forte e di prosaico accento
Dire gustare, invece, è troppo poco,
non rende la cattura del palato,
il rapimento ,l’estasi ,l’incanto,
che ti conduce in luoghi d’altro luogo.

Seguono gli occhi un chiaro scuro
d ‘invitante aspetto
ossimoro di luce per i denti
che già pregustano, guardando

Pregustano l’affondo in un croccare
di meraviglia fragile e severa
come uno scrigno che s’offre al primo assalto
per farti dono d’una primavera.

Candida,morbida,sensuale,
sotto una neve di zucchero velato,
la crema di ricotta assedia il tuo palato
che presto cede a tanta voluttà di vezzi
condita di canditi e cioccolato a pezzi

Le labbra s’innamorano
del dolce ammiccamento
indugiano al velluto del contatto
restando per un attimo sospese
a meditarne il magico momento.

Dolce contrasto tra la scorza e il cuore
che solo in bocca trova la ragione,
ricomponendo, nello svelamento,
disegni arcani d’un dio, figlio del vento
che un palpito segreto condusse qui fra noi.

Poi, anche l’udito al volo s’abbandona:
carezza da sentire di note diseguali
Sente il fruscio, impalpabile e invitante,
della crema ,come il sussurro d’una seta
e il crepitare d’involucro croccante
come gioioso verso da fiaba per bambini.

Così, quasi un’ orchestra che governa i suoni
per regalarti splendide armonie,
questi contrasti ti portano lontano
..E plani sul pianeta del cannolo siciliano.

Dedicata a gipictus , alla sacerdotessa, a Neli
a tutti i golosi e a quelli che non lo sono ma che lo diventeranno.

A VOLTE LA POESIA SI MANGIA

CONTARE

1…2….3….4…5…6…7…8…9…
Contare ,questo bisogna fare!
Contare prima di parlare
Contare prima di fare
Contare…
Contare per non sbagliare
E se sparirò per sempre non mi odiare
Vuol dire che ho contato, prima di contare.

Selene Russo

CONTARE

TRA NUVOLE SCIALBE

Non i trionfi esplosivi,col cielo supponente di rosso e d’arancio.
Certi tramonti fanno la fine di un calle veneziano .Vanno in pasto a tutti.
Ma io non amo la banalità (cosa di per sé banale).
E cerco quelli discreti.
Aspetto i tramonti che sembrano albe. Con accoglienze algide,tra nuvole scialbe,povere di striature.
Aspetto . E aspetto.
Non è facile che la fine somigli all’inizio.
Ma succede
Un tardo pomeriggio,al margine del dì, accade.
Te ne accorgi dal sole. Fermo, definito da confini di luce netta .Senza incertezze sfumate che lo rendano cielo.
Per un attimo potresti pensare che risalga la sfera celeste. Che rinasca, in un giorno di riserva.
Come energia inaspettata,come dono divino ai vincitori.
Ma gli occhi lo sanno che è giù che devono guardare. Al confine col mare.
Nel punto in cui si toccano gli abissi.
E lì lo aspettano. Senza ansia. Perché è puntuale. Perché è fedele.
Davanti ha una strada di luce,leggermente svasata.
Un cono per barche senza vento.
Piano,piano,il grigio scivola sul giallo. Senza clamore.
Ed è di nuovo sera.
Ma non è della sera che parlo.

Selene Russo

TRA NUVOLE SCIALBE

COSA RESTA DELLA FESTA

“Abbiamo urlato anche se timidi,abbiamo abbracciato sconosciuti anche se imbranati,gioito per Gattuso in mutande anche se pudichi. Ci siamo divertiti per la dionisiaca diretta del Circo Massimo anche se sobri ora,però,dopo due giorni di piacere prolungato……ci toccherà diventare tutti tamarri?”
Questo si chiede Maria Laura Rodotà, sul Corriere Della Sera.
E perché dovremmo?-penso io. Finita la festa,tutti a casa ,alla vita di sempre. Ognuno col tasso di tamarritudine del proprio DNA.
Ogni cosa come prima. Anche se,in effetti, sul fronte politico, qualcosa resta,della festa.
Ma si sa, tutto viene politicizzato. Già lo ha detto Gaber molto meglio di me , con la sua ironia dolcemente affilata …il minestrone è di sinistra ,la minestrina di destra…ecc.
Dietro ad ogni fatto,anche il più neutrale,c’è una lettura politica .
O meglio politichese,perché con la Politica,in verità,certe esternazioni o prese di posizione,che dir si voglia,hanno davvero poco a che fare.
A destra rimane la “ soddisfazione di avere sconfitto giocatori comunisti,negri ed islamici”.
A sinistra l’eroe Zidane da salvaguardare, perchè ,sì, ha dato la testata indegna(l’aggettivo lo aggiungo io),ma è un figlio delle banlieues ed ha una “dignità da difendere contro tutto e tutti”, ci fosse anche un mondiale in gioco e ,soprattutto,il costato di un uomo di mezzo.
Insomma girotondini giustificazionisti contro federalisti(o separatisti?) xenofobi e razzisti.
Una guerra da continuare. Una missione da compiere :ad ognuno di essi,della festa qualcosa resta.
E poi ci sono loro, gli intelletual-snob,a cui il bagno di folla,mediatico e non ,ha fatto orrore.”Troppe ascelle sudate,troppe facce stravolte. E’ un baccanale ridicolo”-mi ha detto un esponente di questa elite di spessore, che si è chiamata fuori dall’ apoteosi della banalità traspirante.
Perché ad alcuni piacciono solo gli “umori nobili”(penso alle sudate carte di Leopardi,ve le ricordate?).
Ai suddetti, della festa, resta l’olfatto offeso.
Scrivo sul mio pc portatile , sotto l’ombrellone d’un tavolino d’un bar d’una piazza d’un paese d’una Sicilia infuocata.
Cinque minuti fa ,ho rivolto un sorriso di solidarietà al cameriere sudato che mi ha portato l’aperitivo. E lui,ricambiandolo, mi ha detto “Finiu a festa,ora si travagghia!”
Questo era sicuramente uno di quei tamarri,con le ascelle sudate.
A lui della festa resta solo un bel ricordo.
Ditemi se non è il più sobrio.

COSA RESTA DELLA FESTA

SOLO LA PANCIA

Che momenti,quei momenti!
Ho ancora tutto in pancia,un groviglio intestinale stupendo ….perchè le EMOZIONI sono una scossa che parte dalle caviglie e si ferma lì…mentre la mente ne è esclusa ,totalmente.E questa è la magia …l’esclusione della razionalità.
Al tiro di Grosso ero sicura,non avevo paura(nonostante avessi tremato nel corso della partita, come tutti credo) perchè la mia pancia sapeva,aveva già percepito la scossa….E poi l’esplosione …Bello!!!
E’ solo un pallone ma non è solo un pallone ….e il padano intervistato stamattina ha manifestato tutta la sua schematica stupidità quando ironizzava sulle parole di Napolitano,(un’occasione di festa ma anche di rinnovato spirito d’unità nazionale…).perchè chi non capisce la dimensione interclassista di questi momenti e la loro capacità aggregante,non capisce niente della vita.Non è in grado di gustarne i sapori.
Ogni tanto bisogna scordare la mente,metterla a tacere,azzittire le idee,i convincimenti,le ideologie,i propositi e dare voce solo alla pancia.
Lo sappiamo perfettamente:ci sono le guerre,la fame nel mondo,il buco dell’ozono…l’economia da risanare..la destra,la sinistra…il bianco ed il nero…Ci penseremo domani.
Oggi vogliamo la sospensione. Lasciateci godere questo momento.
Ma sto parlando al plurale? Senza rendermene conto!
Sì, oggi sono proprio parte di un tutto.
E mi piace.
Moltissimo.

SOLO LA PANCIA

SETTAGGI SELVAGGI

Giorni fa ,in previsione del mio trasferimento al mare e non volendo rinunciare al mio amato blog, mi reco in un negozio specializzato (?!),dove un gentilissimo signore con gli occhi furbetti e la fronte madida di sudore,mi propone una scheda,anzi pardon una pc card dualmode UMTS/ EDGE/GPRS, insomma un affare da infilare nel mio computer portatile che,a suo dire,mi avrebbe collegato ad internet dovunque mi trovassi.
Miracolo!-pensai- e con la determinazione che mi caratterizza in questi casi (alcuni detrattori parlano di avventatezza e di precipitosità) non esitai e dire:-Lo prendo !-E a pagare(piuttosto salatamene peraltro).
Ma giunta sul luogo di vacanza(la parola è eufemistica) ho dovuto ricredermi per l’ennesima volta nella mia vita: i miracoli non esistono.
Ho avuto però nel contempo una conferma :le bugerature,o sole o pacchi ,che dir si voglia,ci sono,eccome!
Così oggi torno dal signore,sempre più sudato, nonostante la temperatura polare del suo negozio,il quale, con le braccia somiglianti a rami carichi di brina ,armeggia col mio pc e poi con aria sconsolata mi dice che devo tornare nel pomeriggio perché in questi casi l’esperto è il suo collega , quello che si occupa dei settaggi.
Allora gli punto gli occhi addosso e con un po’ di sadismo,lo ammetto, gli chiedo
in cosa consista esattamente il settaggio in questo caso.
Riesce solo a bofonchiare qualcosa,che, ad occhio e croce, lo fa sudare ancora di più. Poi mi sorride e mi ripete che lui non si occupa di settaggi. Aggiunge però di non preoccuparmi perché si potrebbe trattare di un disservizio temporaneo.
In questo caso si aggiusterà …se invece dovesse persistere….
Però bel ragionamento logico!-penso- Non si intende di computer ma è un tipo consequenziale!
Così,per il momento, non potendo tornare nel pomeriggio dal mago del settaggio, tornerò al mio paesello marino con le pive nel sacco..anzi col pc nella custodia .E si vedrà…
…Le opzioni ,mi sembra di capire ,sono le seguenti: 1)non risulta connesso e infatti non si connette-2)risulta connesso ma non si connette-3)risulta connesso ed in effetti si connette(il famoso miracolo).
Per quanto riguarda i punti uno e due poi c’è da applicare la teoria del signore sudato e cioè:1)non si connette solo per un disguido temporaneo (basta aspettare)-2)non si connette …punto.(caso in cui è necessario intervenire).
Vi farò sapere amici.
Se non mi sconnetto io!
A presto(?!).
Selene

SETTAGGI SELVAGGI

L’AMPLESSO DELLE AQUILE

Lungo la strada che costeggia il fiume(mia passeggiata
mattutina,mio ristoro),
Alto nell’aria,improvviso,un rumore smorzato,due aquile
in amore,
L’impetuoso avido contatto,l’unione alta nello spazio,
Artigli che si afferrano,s’intrecciano,una ruota selvaggia,
viva,turbinante,
Quattro ali che battono,due becchi,una massa vorticosa
strettamente avvinghiata,
Che cala in cerchi,si rovescia ,s’arrotola,cade giù a
precipizio,
Finché sul fiume sospesi,ancora uniti,la calma d’un istante,
Un immobile muto bilanciarsi nell’aria, poi il distacco,gli
artigli che si sciolgono,
Le ali lente e salde nuovamente piegate verso l’alto, i loro
voli diversi,separati,
Lei il suo,lui il suo,seguendo.

Walt Whitman (proprio lui, il poeta di “O capitano! Mio capitano!”del film “L’attimo
fuggente)ha pubblicato solo la raccolta di poesie “Foglie d’erba”,ma ha continuato a
scrivere e riscrivere quest ‘unica opera. E a chi gli facesse notare le sue tante maschere
rispondeva:
“Mi contraddico? Ebbene sì,mi contraddico. Sono spazioso,contengo moltitudini.”
“L’amplesso delle aquile” mi piace particolarmente,perché mi sembra una bellissima
metafora sull’ impossibilità dell’appartenenza.
E’ probabile che lui volesse esprimere altre emozioni ma…ognuno ,credo,sia padrone
di prendere da una poesia ciò che vuole.
Questa è,in fondo,l’onnipotenza della poesia.
E oggi voglio sentirmi onnipotente,almeno per un attimo.

Buona domenica(ammesso che una domenica possa essere buona).
Selene.

L’AMPLESSO DELLE AQUILE